Grido di dolore di Cesario Bortone, Segretario Generale Nazionale del sindacato di polizia Consap
“Stiamo assistendo ad uno stillicidio di morti, facendo poco per impedirlo”, lo sostiene il sindacato di polizia Consap (Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia), con riferimento ai suicidi fra gli appartenenti alle Forze dell’ordine, che hanno toccato quota sette dopo la morte del collega della Questura di Torino dell’altro giorno.
Un suicidio ogni quattro giorni in questo primo mese dell’anno – spiega il Segretario Generale Nazionale della Consap – non si tratta più di un allarme ma di un’emergenza nazionale.
La commissione interforze per il disagio istituita dal Capo della Polizia prefetto Gabrielli l’anno scorso al Dipartimento, pur essendo una lodevole iniziativa non sta dando ancora pienamente i frutti sperati essendo la materia e i relativi provvedimenti proposti ancor in itinere visto la complessità e la portata (aumento numero psicologi ad esempio) a contrastare efficacemente il fenomeno suicidiario fra le Forze dell’ordine.
Pur senza voler strumentalizzare un gesto estremo che ha una genesi interiore e personalissima – prosegue Bortone – si può affermare che l’appartenenza a un corpo di polizia, il senso dell’onore, l’esempio per la società e i propri figli che ne deriva accentuano il senso di colpa di chi presenta problemi quali ludomania, etilismo, indebitamento, separazioni e altre problematiche di disagio, accentuano il senso di frustrazione degli interessati che se non aiutati e supportati da un valido supporto psicologico possono commettere gesti inconsulti. Accanto a questi fenomeni occorre vigilare, e questo spetta anche al sindacato, sulla condizione lavorativa che in casi estremi può diventare una concausa. Tutti gli sforzi fatti dal Capo della Polizia per la trasparenza sono apprezzabili ma bisogna fare di più: c’è ancora troppa discrezionalità dei dirigenti su vari istituti di supporto alla condizione del lavoratore con pareri vincolanti che spesso impediscono ad esempio i trasferimenti con i cd (gradimento) . Un passaggio positivo in questo senso è stato fatto nella pubblicazione delle graduatorie, dei criteri, nella accessibilità per tutti e senza intermediari, nella visualizzazione delle esigenze di personale nelle varie sedi ma questo percorso di trasparenza al momento è solo per i ruoli di base mentre per gli altri step gerarchici questo passo non è stato ancora fatto, con il rischio potenziale di generare un forte malcontento; senza contare i frequenti fenomeni di mobbing negli uffici purtroppo ancora presenti a causa di una dirigenza non sempre protesa al benessere del personale, al fine di migliorare le condizioni lavorative e allo stesso tempo ottenere maggiori è più importanti risultati di mission come lo stesso Capo della Polizia ha ripetuto in più occasioni.
Un lavoro, il nostro, dove la morte ti cammina a fianco ogni giorno e che in presenza di mortificazioni professionali e a problemi personali che purtroppo la società non risparmia a nessuno, ci fa puntare contro di noi quell’arma che è un fondamentale strumento di lavoro.
Piangere la morte di un collega suicida stavolta non può e non deve bastare, bisogna che la tematica balzi alla cronaca e che i temi del disagio e dell’aiuto psicologico, non punitivo, escano dalle stanze del Viminale per entrare in tutti i posti di lavoro negli avamposti di polizia sul territorio questo potrebbe consentirci di intercettare il malessere anche quello impercettibile al più attento collega o dirigente e portare aiuto laddove serve, in quegli uffici dove un turno di servizio troppo oneroso e un demansionamento ingiustificato, possono scatenare le concause di quel male oscuro che sempre più spesso trova pace e soluzione davanti ad una canna di pistola.
Un suicidio ogni quattro giorni in questo primo mese dell’anno – spiega il Segretario Generale Nazionale della Consap – non si tratta più di un allarme ma di un’emergenza nazionale.
La commissione interforze per il disagio istituita dal Capo della Polizia prefetto Gabrielli l’anno scorso al Dipartimento, pur essendo una lodevole iniziativa non sta dando ancora pienamente i frutti sperati essendo la materia e i relativi provvedimenti proposti ancor in itinere visto la complessità e la portata (aumento numero psicologi ad esempio) a contrastare efficacemente il fenomeno suicidiario fra le Forze dell’ordine.
Pur senza voler strumentalizzare un gesto estremo che ha una genesi interiore e personalissima – prosegue Bortone – si può affermare che l’appartenenza a un corpo di polizia, il senso dell’onore, l’esempio per la società e i propri figli che ne deriva accentuano il senso di colpa di chi presenta problemi quali ludomania, etilismo, indebitamento, separazioni e altre problematiche di disagio, accentuano il senso di frustrazione degli interessati che se non aiutati e supportati da un valido supporto psicologico possono commettere gesti inconsulti. Accanto a questi fenomeni occorre vigilare, e questo spetta anche al sindacato, sulla condizione lavorativa che in casi estremi può diventare una concausa. Tutti gli sforzi fatti dal Capo della Polizia per la trasparenza sono apprezzabili ma bisogna fare di più: c’è ancora troppa discrezionalità dei dirigenti su vari istituti di supporto alla condizione del lavoratore con pareri vincolanti che spesso impediscono ad esempio i trasferimenti con i cd (gradimento) . Un passaggio positivo in questo senso è stato fatto nella pubblicazione delle graduatorie, dei criteri, nella accessibilità per tutti e senza intermediari, nella visualizzazione delle esigenze di personale nelle varie sedi ma questo percorso di trasparenza al momento è solo per i ruoli di base mentre per gli altri step gerarchici questo passo non è stato ancora fatto, con il rischio potenziale di generare un forte malcontento; senza contare i frequenti fenomeni di mobbing negli uffici purtroppo ancora presenti a causa di una dirigenza non sempre protesa al benessere del personale, al fine di migliorare le condizioni lavorative e allo stesso tempo ottenere maggiori è più importanti risultati di mission come lo stesso Capo della Polizia ha ripetuto in più occasioni.
Un lavoro, il nostro, dove la morte ti cammina a fianco ogni giorno e che in presenza di mortificazioni professionali e a problemi personali che purtroppo la società non risparmia a nessuno, ci fa puntare contro di noi quell’arma che è un fondamentale strumento di lavoro.
Piangere la morte di un collega suicida stavolta non può e non deve bastare, bisogna che la tematica balzi alla cronaca e che i temi del disagio e dell’aiuto psicologico, non punitivo, escano dalle stanze del Viminale per entrare in tutti i posti di lavoro negli avamposti di polizia sul territorio questo potrebbe consentirci di intercettare il malessere anche quello impercettibile al più attento collega o dirigente e portare aiuto laddove serve, in quegli uffici dove un turno di servizio troppo oneroso e un demansionamento ingiustificato, possono scatenare le concause di quel male oscuro che sempre più spesso trova pace e soluzione davanti ad una canna di pistola.
Nel prossimo Accordo Nazionale Quadro proporremmo come Consap, che nell’ambito delle ore destinate all’aggiornamento professionale e benessere si introduca l’obbligo di una o due giornate all’anno per un incontro in gruppo con psicologi per scambio esperienze al fine di acquisire strumenti di coping (acquisizione di strumenti psicologici per affrontare le difficoltà della vita)che possono dare un valido supporto psicologico almeno per non far sentire solo il collega, non farlo richiudere in se stesso, chi ha problematiche, magari scambiando opinioni con altri colleghi che hanno affrontato il problema con più determinazione può cominciare a vedere vedere una via d’uscita.
Oggi saremo simbolicamente a Torino con Salvatore Fornuto Segretario Nazionale della Consap che a nome di tutti si stringe nel dolore ai colleghi ed alla famiglia del poliziotto suicidatosi l’altro giorno e che intende ribadire la necessità che tutti i colleghi trovino la forza per raccontare ed affrontare insieme il loro malessere.
Vorrei dare forza ai colleghi ed alle colleghe in difficoltà.