Nonostante la divisa che portano facevano politica in vista delle prossime elezioni comunali. La storia riportata da “Il Fatto Quotidiano” è molto semplice: due uomini in servizio da molti anni nella questura riminese sono finiti sotto procedimento disciplinare da parte dei loro superiori per avere lavorato per la costruzione di una lista elettorale per le prossime comunali. Il questore di Rimini ha immediatamente aperto un procedimento disciplinare per i poliziotti e ne ha chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale. Contestualmente i due sono stati trasferiti in altri uffici.
La vicenda riminese ripropone una vecchia questione: i poliziotti, in ragione della divisa che indossano, dopo 35 anni dalla riforma della Polizia, sono ancora figli di un Dio minore con meno diritti rispetto ai comuni cittadini. Al magistrato, nonostante indossi una toga al posto della divisa, è concesso di fare politica, candidarsi per poi tornare a fare il magistrato anche con funzioni di pubblico ministero. Al prefetto, che ricopre una funzione di direzione dei poliziotti, è concesso candidarsi e magari una volta trombato tornare al governo di importanti uffici territoriali del governo. Ai poveri poliziotti tutto ciò è negato da norme e regolamenti vecchi e superati. Per tali ragioni la Consap si batte da tempo per ottenere la revisione del regolamento di disciplina e di servizio. Una battaglia sacrosanta per la giustizia e la libertà.