Cari colleghe colleghi e dirigenti sindacali
Gli esiti dell’ultimo Congresso Nazionale che ha portato alla mia elezione mi hanno indotto ad una profonda riflessione scaturita dall’incontro avuto con tutti voi.
Fatto salvo, il mai sostituibile ruolo avuto dal nostro leader storico Giorgio Innocenzi, nella Consap che io ho definito più volte 2.0 si sta registrando un gratificante e sostanziale abbassamento dell’età anagrafica di dirigenti ed iscritti: a sindacalisti-poliziotti vecchi stanchi forse demotivati e soprattutto prossimi alla pensione, sono subentrati dirigenti sindacali giovani e motivati e relativamente lontani dal pensionamento.
Ecco proprio di pensione vorrei parlare, con un excursus sulle riforme che l’hanno colpita e sugli scenari futuri, che certo non preoccupavano le vecchie cariatidi ma sono importanti per chi come me e come molti di voi dovranno attendere un decennio ed oltre per raggiungere la quiescenza e quindi cominciare a vivere con l’assegno di base erogato dall’Inps.
L’aggressione al potere d’acquisto del nostro assegno pensionistico ha subito l’accerchiamento con una serie di riforme che hanno determinato un passaggio epocale, dal sistema retributivo a quello contributivo, queste riforme “in pejus sono state appesantite da una serie di fattori sociali che si sono profondamente modificati in maniera irreversibile.
Il sistema retributivo infatti faceva perno su alcuni aspetti socio demografici che lo rendevano sostenibile, una minore aspettativa di vita con conseguente riduzione degli anni di pensione; un tasso di disoccupazione relativamente basso che favoriva il ricambio generazionale ponendo in capo ai figli le pensioni dei padri e una natalità superiore o molto prossima alla percentuale di ricambio generazionale e soprattutto su un prodotto interno lordo superiore a quello attuale.
L’inversione di tendenza di tutti questi fattori sociali e il crollo verticale della ricchezza del paese, già nel 1995 avevano indotto il legislatore a paventare un possibile collasso del sistema ed è cosi che nasceva la cosiddetta Riforma Dini che segnava le tappe per il passaggio dal sistema retributivo al contributivo creando un cuscinetto temporale in cui i due sistemi si sovrapponevano nell’arco della vita lavorativa il cosiddetto regime misto. A seguire nel 2012 con la riforma Monti Fornero l’area mista è stata ulteriormente assottigliata con la conseguenza che il regime contributivo si applica a tutti a partire dal 2012.
In termini pratici questo equivale a dire che se l’assegno pensionistico retributivo garantiva una percentuale dell’80% dello stipendio con l’attuale sistema l’assegno andrebbe a garantire poco più del 50%.
Insomma rischiamo di andare in pensione con un assegno di base parii alla meta di uno stipendio già per se stesso insufficiente a garantirci un dignitoso stile di vita.
Questa eventualità era stata presa in considerazione dal legislatore che infatti nel 2005 con un decreto legislativo, il 252, paventando la necessità di un secondo pilastro previdenziale dava facoltà al datore di lavoro ed ai lavoratori singolarmente di aderire ad un fondo di accantonamento a doppia partecipazione per integrare l’assegno pensionistico.
Ad oggi il nostro Dipartimento non ha mai avviato un accordo di fondo pensione con nessun istituto creditizio al punto che qualora il singolo collega non vi abbia provveduto da solo decidendo di rinunciare ad una parte dello stipendio per l’accantonamento, noi poliziotti non avremo il supporto pensionistico del secondo pilastro previdenziale ( e detto tra noi con un piccolo gioco di parole consentitemi di dire senza pilastri si cade e si cade molto rovinosamente)
E per questo che uno dei primi atti che ho voluto compiere a tutela del personale rappresentato e degli iscritti del sindacato in qualità di leader di questa Organizzazione Sindacale è stato quella di sollecitare un chiarimento, con una lettera inviata al Ministero dell’Interno ed al capo della Polizia, per conoscere nel dettaglio quali siano i passi che la nostra Amministrazione intenda fare in questo senso.
Come Consap siamo fermamente convinti che la “scelta di non scegliere” su questo tema sta arrecando gravissimo nocumento a tutti i colleghi e le colleghe, un danno ancor più drammatico, in quanto non quotidianamente percepito, ma che sta maturando inesorabilmente alle nostre spalle ed è tale da pregiudicare seriamente il nostro futuro soprattutto in quella fase della vita in cui saremo antropologicamente più deboli.
Vi lascio invitandoVi a leggere e commentare la lettera inviata al Ministero dell’Interno in data odierna. Un caro saluto a tutti
IL SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE CONSAP
Cesario BORTONE